venerdì 6 novembre 2015

Fenomeni migratori: l'analisi di Carmelo Ciniglio

….plenum exilii mare
infecti caedibus scolii
….pieno il mare di esuli,
gli scogli coperti di stragi.
(Tacito : 1°-2° secolo dopo Cristo, Historiae, libro 1)
 
LE DIMENSIONI DEL FENOMENO MIGRATORIO: nel Pianeta da 7 miliardi di anime, che diventeranno 9 alla metà del secolo, il fenomeno migratorio ostenta globalmente 4 tendenze:
 
1) Cresce l'universo degli umani che vivono in un Paese diverso da quello di nascita: erano 150 milioni nel 1990, mentre nel 2013 se ne contavano 232 milioni, che rappresentavano il 2,3% della popolazione.
 
 

2) Si espande la famiglia di coloro che sono stati costretti a fuggire dalla terra di origine in cerca di salvezza altrove. I profughi erano quasi 60 milioni nel 2014.
 
3) Le direttrici di flusso Sud-Nord e Sud-Sud rappresentano ciascuna poco più di 1/3 delle migrazioni globali. A ricevere la massa dei rifugiati sono all'86% Paesi in via di sviluppo (poveri), tra cui i meno sviluppati poverissimi) ne accolgono il 25%. Il principale Paese di ricezione delle persone in fuga dalla guerra e dall'oppressione è la Turchia (1,59 milioni), seguita dal Pakistan, Libano, Iran, Etiopia e Giordania.
I tre massimi produttori di profughi sono: Siria ( 3,88 milioni), Afghanistan e Somalia. L'Africa, dopo l'Oceania, è il continente che produce meno emigrazione per carenza del denaro necessario. L'invasione dei profughi è anzitutto un dramma interno al sud del mondo dove si concentrano miseria, conflitti armati, traffici clandestini, epidemie e carestie. Il complesso dei paesi africani dovrebbe superare il miliardo e mezzo di abitanti entro il 2030 e toccare i due miliardi attorno al 2050. Se ai giovani di questi vaste regioni in rapida crescita demografica non sarà offerto un ambiente sociale, economico e politico, consono alle loro crescenti aspettative, nemmeno asserragliandoci dietro chissà quali fortificazioni potremmo fermare la pressione.
 
4) tre sono i percorsi più battuti dai migranti trans-mediterranei: l'occidentale, il centrale e l'orientale. Cinghie di trasmissione estese per migliaia di chilometri che trasportano uomini, donne, bambini (molti non accompagnati) dal cuore dell'Africa Nera e dall'Asia occidentale fino a Berlino, Parigi, Stoccolma o verso rifugi improvvisati e provvisori ovunque possibili. I tre corridoi meridionali attingono ai rispettivi bacini privilegiati: Africa Occidentale, Centrafrica e Corno di Africa, Levante siriano.
   a) Il primo afferisce ai territori compresi fra Senegal, Guinea, Mali, attraversa Mauritania e Marocco per sfociare in Spagna.
   b) Nel secondo incrociamo gente in marcia da Camerun, Nigeria, Niger, Repubblica Centrafricana, miranti alla piattaforma dei porti tripolitani o cirenaici, da dove affrontano la traversata verso l'Italia.
   c) Speciale attenzione merita il Fezzan libico, deserto di nessuno, dove dopo la caduta di Gheddafi spadroneggiano milizie claniche. Siamo in pieno Sahel, baricentro continentale semi arido tra Sahara e savane meridionali, esteso dal Senegal al Sudan. Anche questo gruppo si muove verso i porti tripolitani.

 
Quando Angela Merkel stabilisce che “la questione migratoria è la sfida più grande per l'Unione Europea”, va presa sul serio. Ma seria non è la risposta europea. Siamo un continente non uno Stato. I Ventotto rinnegano gli ideali umanitari ricamati nelle convenzioni internazionali. I visti regolari per lo spazio Schengen sono rari. Invece di assicurare protezione ai richiedenti asilo, li rigettiamo nell' indefinita mischia degli irregolari, esponendoli all'arbitrio di sommarie selezioni.
 
Siamo finiti dentro un ingranaggio distruttivo. Per fermarlo sarebbe necessario un soprassalto di solidarietà europea. L'Unione Europea non diventerà Stato, certo, ma vorrà almeno concordare un approccio comune ripartendo non troppo iniquamente sulle spalle degli uni e degli altri un carico comunque sopportabile. Ma chi , oggi, si sente di scommettere sullo spirito europeo?
 
Tortona, 26.10.2015
Carmelo Ciniglio
Consigliere PD di Tortona

mercoledì 4 novembre 2015

Traferimento magazzino ASL: una considerazione e un invito

È con incredulo stupore e indignazione che le sezioni del PD tortonese hanno appreso dell’iniziativa presentata dal Partito Democratico della zona di Novi Ligure in merito al trasferimento temporaneo del magazzino ASL.
La polemica messa in campo è a dir poco surreale, nei termini e nelle parole; offensiva nelle immagini che, degne del più stereotipato machismo, ancora una volta, lasciano sgomenti. Lo hanno riconosciuto anche molti compagni e compagne, anche delle vostre Sezioni.
Poiché a noi non è mai piaciuto mostrare i muscoli, ma il cervello, accettiamo le scuse presentate dall’estensore del manifesto e preferiamo buttarci tutto quanto alle spalle, non senza però aver chiarito la nostra posizione in merito alla vicenda.

Il progetto di razionalizzazione che interesserà le strutture sanitarie della nostra Provincia prevede la realizzazione di un unico magazzino che servirà sia l'ASLAL che l'Azienda ospedaliera di Alessandria: le sezioni del Novese chiedono dunque per quale motivo si renda adesso necessario un temporaneo trasloco della struttura a Tortona e quali saranno i benefici di quest’operazione. Richiesta legittima, certo.

Tuttavia, se per voi oggi la questione principale si configura con questo temporaneo trasferimento, a noi preme piuttosto evidenziare un altro fatto, in tutta la sua attuale gravità: entro la fine dell’anno dall’ospedale di Tortona verranno spostati circa 45 lavoratori tra personale medico, tecnico ed infermieristico, in gran parte verso l'ospedale di Novi, ma anche verso destinazioni in parte ancora non conosciute.

Quali risposte, tutele o rassicurazioni vuole fornire il PD novese a questi lavoratori?

Cogliamo pertanto l’occasione per manifestare, questa volta pubblicamente, la volontà di incontrare la Segreteria Provinciale e le Sezioni di Novi per ottenere un chiarimento in materia di politica sanitaria e porre in essere un dialogo costruttivo e serio sull’opportunità che la riforma, che noi riteniamo ancora iniqua ed errata nelle modalità attuative e nei principi, può offrire.

È ancora possibile ottimizzare quanto a disposizione, salvando le eccellenze locali, evitando sperperi di denaro (tuttora in corso), senza portare a ridosso della chiusura definitiva alcune sedi ospedaliere.
A noi interessa la qualità del servizio per tutti gli utenti della Provincia, evitando la fuga fuori regione della maggior parte di loro. Qualità che la riforma, così come si sta cercando, con la forza, di attuare, non porterà.


Le Sezioni del Partito Democratico del Tortonese