mercoledì 1 dicembre 2021

 25 novembre – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

I dati relativi alle violenze e ai femminicidi avvenuti nel corso del 2021 potete trovarli, oggi, su ogni testata.
Non è necessario in questo momento elencare una serie di dati e percentuali, che spostano l’attenzione dal particolare al generale, portandoci a pensare che la storia di una singola donna uccisa sia assimilabile a quella di tutte le altre.
Oggi quello che dobbiamo dirci è qualcosa di diverso: abbiamo perso. Anche quest’anno non siamo stati in grado di proteggere le nostre amiche, le nostre madri, le nostre sorelle, le nostre figlie.
Non ci è riuscito lo Stato, non ci siamo riusciti noi, società civile.
Dobbiamo fare i conti con quello che è successo dal 25 novembre 2020 ad oggi. Un anno di femminicidi e di violenze, molte delle quali non denunciate e che continuano a perpetrarsi, anche ora, in questo momento.
Cosa possiamo e dobbiamo fare per non essere di nuovo qui tra un anno allo stesso punto?
Dobbiamo prevedere una formazione seria di forze dell’ordine, magistrati, avvocati che sappiano riconoscere e mettere in atto le misure necessarie a contrastare il fenomeno, misure che già esistono ma che spesso non vengono applicate perché da parte dell’autorità “non c’è stata un’adeguata valutazione della violenza”. Dobbiamo vietare l’applicabilità di attenuanti ai casi di femminicidio come “era un ottimo lavoratore attaccato alla famiglia”.
Dobbiamo lavorare sui mezzi di informazione, non vogliamo più leggere articoli di giornali che giustificano l’uomo: “pista passionale”, “perde la testa”, “l’uomo era rimasto senza lavoro”, “si innamora della commessa e si presenta lì tutti i giorni”.
Dobbiamo lavorare su noi stesse, dobbiamo volerci bene, dobbiamo capire quanto è sacra la nostra libertà.
“Non uscire con le amiche, non mi ami più? Stai a casa con me”.
“Ti accompagno io a fare shopping, non andare con le tue amiche”.
“Perché quando esci con le tue amiche ti vesti sempre da tr*ia?”.
Uno schiaffo.
Tutto questo non va bene, dobbiamo imparare a riconoscere una relazione tossica, prima che sia troppo tardi.
Dobbiamo esserci per gli altri. Se sentiamo questi racconti, se un’amica si confida con noi ma non denuncia, se minimizza il problema, noi dobbiamo esserci, non dobbiamo lasciarla sola, dobbiamo aiutarla a riconoscere subito il pericolo.
Infine, e forse sarebbe la prima cosa da fare, dobbiamo intervenire sulle cause del fenomeno che risiedono nella cultura patriarcale, sessista e misogina della nostra società e per farlo dobbiamo partire dalla scuola, educare i bambini fin da piccoli a rispettare il prossimo, ad amare in modo sano, a circoscrivere il concetto di proprietà solo ai bene materiali e non alle persone.
“Sei mia”. Alla ragazza non devono brillare gli occhi quando sente queste parole, deve saper rispondere “No, non appartengo, io sono”.
Noemi Agosti (Segreteria Provinciale PD Alessandria)

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