La scienza ci aiuta a decidere. Ci credo fermamente. E capisco come si possa inserire tra le opzioni di assetto sanitario per la nostra zona anche la chiusura degli ospedali e la realizzazione di un nuovo presidio; l’avevo proposto anch’io – e non ero solo… - oltre 20 anni fa, sebbene in altro contesto, ma in fondo non mi stupisce.
Emerge sempre più chiara la visione di assetto territoriale a quattro polarità sulle quali si articola(lerà) il Piemonte, distribuito e coordinato tra Torino, Novara, Cuneo ed Alessandria. Anche questo va bene, abbiamo bisogno di forme di amministrazione adeguate al nuovo mondo.
Se guardo il mio ombelico mi scopro a vivere in una provincia che compete per i primi posti nelle statistiche della popolazione anziana e pure tra quelle che censiscono i malati di patologie tumorali.
Se sollevo lo sguardo vedo il tortonese contornato da piccoli presidi ospedalieri lombardi, appostati in luoghi anche difficili da immaginare ( Varzi, Pieve del Cairo, Salice Terme) e ben diversi da Voghera, Pavia, Milano…., che aspettano i pazienti migranti dal Piemonte per offrire loro servizi sanitari, che la mia Regione rimborserà.
In questo contesto leggo lo studio Ires che traccia le linee scientifiche per assumere decisioni consapevoli a proposito degli investimenti in strutture ospedaliere.
I Romani mandavano i migliori nelle province di confine e le ragioni erano evidenti: si trattava di affermare le ragioni dell’Impero, di aprire canali di comunicazione, di difendere il territorio, di far crescere traffici commerciali e relazioni culturali. Noi Tortonesi ci siamo raccontati da soli per anni la favola della centralità del nostro territorio per l’equidistanza da Torino, Milano e Genova, ed i 4 passi per arrivare in Emilia.Era davvero una favola.
Non so come andrà a finire, ma sono convinto che con questo contributo scientifico andremo ad affrontare una campagna elettorale nella quale sarà non facile, di più, scagliarci addosso qualsiasi contumelia. Dimenticando magari che la nostra attuale situazione è stata disegnata e politicamente voluta da un governo di destra ed attuata da un governo di sinistra. Il che dovrebbe farci riflettere a proposito di una condivisione figlia di convincimenti politici assai più radicati, nei fatti, delle distanze tra le visioni dei partiti che hanno costruito l’oggi. E delle parole con le quali ce la siamo raccontata. Mi viene da temere che promesse di riassetto - prive di concretezza di progetto-riempiranno la campagna elettorale che ci aspetta, e saranno facili da dimenticare nei tempi del futuro governo. Ma questa visione “cassandrica” la valuteremo tra un paio d’anni. Scripta manent.
La difesa delle ragioni della città, del territorio, dei cittadini passa attraverso un progetto serio, che nell’interlocuzione con la Regione (che di sanità si occupa) faccia valere le ragioni di una popolazione anziana, di un tasso di incidenza di patologie tumorali assai rilevante, di una migrazione attuale che vede anche i piccoli satelliti della sanità lombarda affastellarsi ai nostri confini ed incide sul bilancio, obbligando a costose e non agevoli trasferte, con costi sopportabili per chi può e con rinunce alle cure per chi non può. E questo progetto – è un fatto - non siamo stati capaci di contribuire a costruirlo.
Credo che le ragioni risiedano sicuramente – ma solo in parte - nella nostra inadeguatezza; in principalità vedo però necessaria – e carente - una forte coesione della politica locale, capace di elaborare e proporre una visione lungimirante che abbia al centro le persone e la concretezza delle loro necessità. Ires sarà sicuramente in grado di fornire i dati; ho imparato che è importante sapere come fare le domande per avere le risposte.
Ma serve la politica; e qui temo che sia assai più facile continuare a discutere di colpe per prendersi un po’ di potere. Ho accettato di guidare il Partito per vincere le prossime elezioni. Oggi ritengo, serenamente, che non ci siano le condizioni perché il mio impegno possa avere successo, ed è giusto che io lasci, ora, in un quadro che vedo per me impossibile da risolvere, per consentire ad altri – con maggiore entusiasmo e migliori idee - di potervi provare.
C’è una cosa che non voglio dimenticare: mi prendo una riga per dire “GRAZIE” al Dr. Riccardo Prete; serve gli ultimi, in silenzio, ogni giorno, come sanno fare i giusti e come Ippocrate avrebbe voluto; la sua è una medicina bella, che forse non vogliamo nemmeno vedere. Grazie Riccardo.
Emerge sempre più chiara la visione di assetto territoriale a quattro polarità sulle quali si articola(lerà) il Piemonte, distribuito e coordinato tra Torino, Novara, Cuneo ed Alessandria. Anche questo va bene, abbiamo bisogno di forme di amministrazione adeguate al nuovo mondo.
Se guardo il mio ombelico mi scopro a vivere in una provincia che compete per i primi posti nelle statistiche della popolazione anziana e pure tra quelle che censiscono i malati di patologie tumorali.
Se sollevo lo sguardo vedo il tortonese contornato da piccoli presidi ospedalieri lombardi, appostati in luoghi anche difficili da immaginare ( Varzi, Pieve del Cairo, Salice Terme) e ben diversi da Voghera, Pavia, Milano…., che aspettano i pazienti migranti dal Piemonte per offrire loro servizi sanitari, che la mia Regione rimborserà.
In questo contesto leggo lo studio Ires che traccia le linee scientifiche per assumere decisioni consapevoli a proposito degli investimenti in strutture ospedaliere.
I Romani mandavano i migliori nelle province di confine e le ragioni erano evidenti: si trattava di affermare le ragioni dell’Impero, di aprire canali di comunicazione, di difendere il territorio, di far crescere traffici commerciali e relazioni culturali. Noi Tortonesi ci siamo raccontati da soli per anni la favola della centralità del nostro territorio per l’equidistanza da Torino, Milano e Genova, ed i 4 passi per arrivare in Emilia.Era davvero una favola.
Non so come andrà a finire, ma sono convinto che con questo contributo scientifico andremo ad affrontare una campagna elettorale nella quale sarà non facile, di più, scagliarci addosso qualsiasi contumelia. Dimenticando magari che la nostra attuale situazione è stata disegnata e politicamente voluta da un governo di destra ed attuata da un governo di sinistra. Il che dovrebbe farci riflettere a proposito di una condivisione figlia di convincimenti politici assai più radicati, nei fatti, delle distanze tra le visioni dei partiti che hanno costruito l’oggi. E delle parole con le quali ce la siamo raccontata. Mi viene da temere che promesse di riassetto - prive di concretezza di progetto-riempiranno la campagna elettorale che ci aspetta, e saranno facili da dimenticare nei tempi del futuro governo. Ma questa visione “cassandrica” la valuteremo tra un paio d’anni. Scripta manent.
La difesa delle ragioni della città, del territorio, dei cittadini passa attraverso un progetto serio, che nell’interlocuzione con la Regione (che di sanità si occupa) faccia valere le ragioni di una popolazione anziana, di un tasso di incidenza di patologie tumorali assai rilevante, di una migrazione attuale che vede anche i piccoli satelliti della sanità lombarda affastellarsi ai nostri confini ed incide sul bilancio, obbligando a costose e non agevoli trasferte, con costi sopportabili per chi può e con rinunce alle cure per chi non può. E questo progetto – è un fatto - non siamo stati capaci di contribuire a costruirlo.
Credo che le ragioni risiedano sicuramente – ma solo in parte - nella nostra inadeguatezza; in principalità vedo però necessaria – e carente - una forte coesione della politica locale, capace di elaborare e proporre una visione lungimirante che abbia al centro le persone e la concretezza delle loro necessità. Ires sarà sicuramente in grado di fornire i dati; ho imparato che è importante sapere come fare le domande per avere le risposte.
Ma serve la politica; e qui temo che sia assai più facile continuare a discutere di colpe per prendersi un po’ di potere. Ho accettato di guidare il Partito per vincere le prossime elezioni. Oggi ritengo, serenamente, che non ci siano le condizioni perché il mio impegno possa avere successo, ed è giusto che io lasci, ora, in un quadro che vedo per me impossibile da risolvere, per consentire ad altri – con maggiore entusiasmo e migliori idee - di potervi provare.
C’è una cosa che non voglio dimenticare: mi prendo una riga per dire “GRAZIE” al Dr. Riccardo Prete; serve gli ultimi, in silenzio, ogni giorno, come sanno fare i giusti e come Ippocrate avrebbe voluto; la sua è una medicina bella, che forse non vogliamo nemmeno vedere. Grazie Riccardo.
Marco Balossino